FRATELLPANZA (BROILERHOOD) Di Emanuele Giannone

Anfora ateniese, V secolo a.C., conservata al Museo di Monaco (Maler von Cambridge 47 da wikipedia)
Anfora ateniese, V secolo a.C., conservata al Museo di Monaco (Maler von Cambridge 47 da wikipedia)

 

Per sempre, in quanto meteco,

resterai estraneo al consesso

di quest’arcadico generone.

 

Mai verrai ammesso

a questo tavolo d’elezïone,

a questa specie di Caffè Greco

di duodenale esclusività.

 

Et voilà:

 

noi siamo i gastrosofisti

e i famuli dell’Enarchìa.

Noi siamo i calembouristi istituzionali,

la fervida editoria

di perle indigeste a tutti fuorché ai maiali.

 

E olè:

 

bulimica siam la Boulè

degli instancabili bromotritori.

Amiamo il mondo:

per questo lo digeriamo in minimi stronzi a forma di cuori.

 

Non siamo né pochi, né tanti

perché siam quelli più giusti,

un novero intatto d’eletti.

 

In effetti:

 

noi siamo quarantaquattro gatti persiani ben cotonati,

marciamo in fila per sei sui resti d’un bue, saccenti e saziati.

Quarantaquattro gattoni

più una o due miti Santippe:

 

amiamo scambiarci gli assaggi e le arguzie,

amiamo scambiarci gli inchini e gli elogi

e sovra ogni cosa amiamo scambiarci le pippe.

L’enotecaro e il ladro gentiluomo.

Alexandre Marius Jacob ladro anarchico a cui si ispira la narrazione successiva di Arsenio Lupin (foto 1905)
Foto di Alexandre Marius Jacob ladro anarchico a cui si ispira la narrazione successiva di Arsenio Lupin (1905)


“Buongiorno” – disse il ladro gentiluomo entrando, per poi chiudere la porta con estremo garbo.

“Buon giorno a lei” – rispose l’enotecaro – “In che cosa posso esserle utile?”

“Guardi, dovrebbe cortesemente aprire la cassa e darmi tutti i soldi che ci sono dentro.”

“Mi scusi, ma non ho capito: c’è troppo chiasso!” – “Aspetti un attimo che vado ad abbassare il volume dello stereo.” “ Capisco che i Die Antwoord non siano un gruppo per tutte le orecchie”- borbottò tra sé e sé l’enotecaro. “Ecco, mi ripeta tutto che sono a sua completa disposizione.”

“Dunque, le avevo chiesto se sarebbe così gentile da aprire la cassa e darmi tutto il contenuto in denaro che ha realizzato oggi.” – ribatté con voce soave il ladro gentiluomo.

“Lo farei moto volentieri”- lo assecondò l’enotecaro – “ma non posso aprire la cassa sin tanto che lei non fa almeno un ordine, compreso nel furto s’intende, in modo tale che io possa batterlo e dunque aprire il cassetto.” “Aspetti un attimo”, fece piegandosi l’enotecaro “che le passo la lista dei vini: non è aggiornata, ma mi chieda pure che le darò tutte le informazioni necessarie”

Al ladro gentiluomo prese un brivido lunga la schiena, col timore che l’enotecaro estraesse una pistola. Ma, appena vide la carta e soltanto quella, tirò un sospiro di sollievo, si sedette comodamente, la prese in mano ed iniziò alacremente a consultarla. “Ha proprio delle belle referenze” – la buttò lì il ladro gentiluomo mente scorreva la lista con il dito indice. Dunque si soffermò su alcuni vini e poi domandò: “Guardi, non ne capisco molto, ma così, per venirmi incontro, anche sul prezzo, le ordinerei un Krug Champagne Grand Cuvée Brut!”

“Ehm, quello niente, purtroppo non ne ho più!”

“Allora, faccia, uhm…, un Bolgheri Sassicaia Tenuta San Guido del 2007”

Tossicchiando, l’enotecaro ribadì ancora una volta: “Niente, di quello niente. Sono dispiaciuto. Ma sono a secco”. “

Allora che ne so, mi dia quello di Maccario, che mi ricorda il nome di quel comico torinese che piaceva tanto a mio nonno.”

Con la voce ormai quasi rotta dal pianto l’enotecaro ammise che gliene era rimasta neppure una della Maccario perché da una parte c’erano i rappresentanti che non gli facevano visita da un bel pezzo e, dall’altra, alcuni produttori avevano tali liste d’attesa che manco pareva di dover prenotare l’ultimo iPhone.

Il ladro gentiluomo, in stato di visibile e compartecipata commozione, provò a gettarla lì ancora con Gaia: nada de nada. Allora si alzò sulle gambe tremanti e sempre più disorientato disse: “Non fa nulla, guardi! Lasci perdere, me ne vado. C’è un un’enoteca sul corso che vende vini dozzinali. Vado a fare una rapina da quella” E aggiunse: “La saluto comunque e la ringrazio per la sua splendida cortesia”.

“Non c’è di che”, rispose l’enotecaro mentre nella sua mente si addensavano pensieri torvi sulla rappresentanza e sulle liste di attesa.

Le vendemmie alla Fattoria dei Barbi. Di Stefano Cinelli Colombini

montalcino

Cosa è la normalità in vigna? Ormai da quattro anni non lo sappiamo più. Dopo otto vendemmie (2004-2012) tutte molto simili tra di loro e sostanzialmente prive di “eccessi” climatici ora l’eccezione pare diventata la regola. Forse tutto è iniziato nel settembre 2013, con quella settimana di terribile scirocco a quaranta gradi che ha disseccato le uve un po’ in tutta Italia. Da allora inverni temperati e estati fredde, moltiplicazioni anomale dei parassiti, distribuzione della piovosità che non ha visto cambiare il totale delle precipitazioni, ma lo ha spesso espresso in eventi estremi concentrati nel tempo e nello spazio. Da qui maturazioni “complesse”, che pure in modi inaspettati hanno dato anche ottimi vini; un esempio tipico è il 2013, nessuno sperava di tirare fuori grandi Brunelli da quelle uve asciugate dallo scirocco del settembre, ma è accaduto. Nel 2016 è successo di nuovo. Ho sessanta anni e da tutta la vita seguo le vendemmie della Fattoria dei Barbi (prima per gioco, e poi per lavoro) ma non ho mai visto notti d’agosto a Montalcino come queste, con temperature costantemente inferiori a 15 gradi. Non ho mai visto estati con aria sana, asciutta e piogge quasi ogni settimana come quest’anno. Però con pochi insetti, per cui pochissime malattie della vite. La fioritura ha ritardato di 7/10 giorni a causa del freddo, e poi le piogge l’hanno disturbata riducendo la produzione e causando acinellatura. A zone ce n’è stata meno, ma è presente ovunque. Poi quest’estate con pioggerelle dolci ma frequenti, che hanno accompagnato la maturazione ma senza gli eccessi di ributti del 2014. Tutto perfetto? No. L’incredibile differenziale termico di fine luglio e tutto agosto, con notti a 12-15 gradi e giorni a 30-35 ha forzato una maturazione fenolica straordinaria e prematura, ma ha fatto vegetare per meno ore le viti; la mattina era troppo freddo, non iniziavano a vegetare subito. È stato, in molti sensi, più un clima da valli alpine che da Toscana meridionale. Però applicato ad un’uva dalla buccia delicata come il sangiovese, e non ai robusti vitigni dell’alto Adige. Il settembre è stato freddo con una settimana di pioggia all’inizio, e questo ha reso complesse le maturazioni delle zone tendenzialmente più umide e di alcune di quelle più alte. Il risultato complessivo è singolare, è davvero difficile fare previsioni su che vini otterremo. Di certo i colori sono scuri e intensissimi, con toni neri mai visti. Ci sono tanti tannini, e poco alcol. Ma quanto di questo enorme patrimonio aromatico resterà? Sarà stabile? Le acidità sono alte, ma quanto è malico? Cosa accadrà dopo la malolattica? Nessuno ora ha risposte a queste domande, non ci sono precedenti ed è tutto talmente eccessivo! Il Brunello si è sempre caratterizzato per la sua eleganza, la sua complessità ben bilanciata, e questo è un anno di estremi. Però le tecniche enologiche e l’esperienza di quasi tutte le cantine di Montalcino è ormai a livelli alti, forse come non mai, per cui una sfida così dovrebbe essere ampiamente nelle nostre possibilità. Non so dire ora se il Brunello 2016 sarà eccezionale, di certo posso dire che sarà unico, diverso da ogni annata precedente. E che i presupposti per una andata di gran livello ci sono. Ma poi, quando degusterete un Brunello 2016, non venitemi a dire che il sangiovese quei colori non li ha!