Un mondo al contrario. Di Luca Rostagno

Barbera al 6° anno ( dovrebbe essere il periodo di maggior vigore) con vegetazione quasi assente.
Settembre 2022. Foto di Luca Rostagno

Luca Rostagno è l’enotecnico dell’azienda agricola e vinicola “Matteo Correggia” http://www.matteocorreggia.com/homepage/, che non ha bisogno di grandi presentazioni e viticoltore in Diano d’Alba. Luca è bravissimo nel suo lavoro e ha la capacità di allargare lo sguardo a ciò che accade dentro e attorno le vigne. Meteorologia compresa, che cura dalla sua pagina instagram https://www.instagram.com/vino_meteo_natura/

Negli ultimi 2 secoli, in questo territorio (Langhe e Roero), il mondo del vino ha vissuto una grande rivoluzione e, oltre ad essere enormemente cresciute le conoscenze e le tecnologie, il miglioramento delle condizioni climatiche ha favorito il raggiungimento di un livello qualitativo altissimo.

Se prendiamo a riferimento i decenni ‘50 – ‘60 – ‘70 ogni 10anni c’era un’annata eccezionale o molto buona, un paio di buone, 2-3 sufficienti e le altre disastrose; nel decennio ‘80 almeno 5 sono state molto buone (82, 85 e 89 eccezionali). Poi, dopo la pausa 91-94, ci sono state 7 annate consecutive molto buone o eccezionali; ma dopo il piovoso 2002 solo il 2014 ha interrotto la serie di 20 annate molto buone/eccezionali.

In ogni decennio, accanto a tecniche agronomiche sempre migliori, diminuivano i giorni di pioggia e aumentavano le temperature medie così da avere uve mature in maniera più completa e precoce. Ma, dopo aver raggiunto un ottimo equilibrio a partire dal 2015, la situazione climatica ha iniziato ad essere “eccessivamente migliore” e abbiamo dovuto iniziare a trovare una soluzione ai troppi pochi giorni di pioggia, a temperature medie troppo alte e a maturazioni divenute ormai troppo precoci.

Con vegetazione molto stentata. Agosto 2022 Foto di Luca Rostagno

Sì! Si è ribaltata la situazione e nelle ultime 3 annate abbiamo vissuto una condizione completamente opposta a quella che si presentava non nel 1800 ma solo 25 anni fa:

– una delle caratteristiche fondamentali per definire “cru”, un appezzamento di terreno, è stata la sua esposizione: la più ricercata è sempre stata quella verso sud per aumentare il più possibile il soleggiamento e nei decenni è stata una ”gara” a comprare i terreni meglio esposti che ora sono quelli che più risentono del caldo eccessivo e della mancanza di pioggia;

– la vendemmia iniziava con i vitigni bianchi a metà settembre e si chiudeva a fine ottobre con i nebbioli: adesso inizia a metà/fine agosto e raramente arriva ad inizio ottobre;

– durante il periodo di raccolta c’era l’incubo che piovesse: negli ultimi anni più volte è capitato di fermare la vendemmia sperando in piogge riequilibratrici;

– il tenore zuccherino è sempre stato l’indice più utilizzato per valutare la maturità delle uve e più era alto e più alta era la soddisfazione del viticoltore e degli enologi. Raramente si arrivava alla fatidica soglia dei 14° alcolici….( vivo è ancora il ricordo di mio nonno che orgoglioso mi faceva vedere le analisi del suo Dolcetto&Barbera esclamando “ fa un bel 11°”)

Cercare di raccogliere l’acqua dei temporali in un vigneto nuovo e con forte pendenza.
Diano d’alba luglio 2022. Foto di Luca Rostagno

Ormai si anticipa sempre più la data di raccolta per limitarlo e si è “contenti” quando sulle varietà rosse si resta sotto i 15°!

– nella gestione del vigneto frequentemente si sfogliava la fascia grappolo in maniera energica per prevenire marciumi e accelerare la maturazione, e prassi consolidata era, per gli stessi motivi, il diradamento per diminuire la quantità di uva ben al di sotto di quella ammessa dai disciplinari: ora sfogliare vorrebbe dire esporre i grappoli a probabili ustioni e renderli ancora più soggetti a disidratazione e perdita di aromi.

Se sul fronte temperature ci stiamo abituando-adattando: attualmente la situazione più critica è quella legata alla siccità e la causa è da ricercare negli ultimi 3 anni in cui le piogge sono diventate sempre più scarse e mal distribuite.

In un territorio in cui la media pluviometrica annuale è di circa 750mm, lo scorso anno ne sono caduti appena 422 e partendo dal 30 aprile 2023 bisogna risalire fino a metà giugno 2021 (più di 22 mesi) per accumulare i 750m “medi”.

Negli ultimi 40 mesi (1/01/20-30/04/23) sono scesi 1627 mm : poco più di quello che sarebbe dovuto piovere in 2 anni!

Sud in stress idrico e vegetazione stentata. Agosto 2022. Foto di Luca Rostagno

La causa meteorologica di questa situazione è la presenza di un’alta pressione quasi costantemente allungata da sud-ovest verso nord-est a coprire penisola iberica, il centro-sud Francia e il nord-ovest italiano: con questa disposizione barica le perturbazioni atlantiche trovano la strada sbarrata e sono costrette a passare più a nord o a scaricare le loro precipitazioni sul versante nord delle Alpi e noi siamo ulteriormente prosciugati dai venti di Föhn.

Il dubbio che ci attanaglia è: stiamo vivendo una parentesi sfortunata e “breve” o è l’inizio di un nuovo trend?

I più anziani dicono “è sempre piovuto, pioverà anche quest’anno”: è possibile ed è la speranza di tutti ma per far sì che la situazione migliori e torni verso la normalità non abbiamo bisogno di temporali sporadici, ma la continuità di mesi molto piovosi come sono stati maggio 2018, giugno 2011 e luglio 2014.

3 mesi che ai tempi abbiamo “maledetto” ma che adesso rimpiangiamo a confermare che, sulle nostre colline, l’eccesso di pioggia è in qualche modo gestibile mentre l’assenza la possiamo quasi solo subire.

Nel quasi ci sono tecniche agronomiche che aiutano la pianta a rafforzarsi soprattutto nell’apparato radicale, ad aumentare la % di sostanza organica nel terreno per incrementare la trattenuta idrica; la gestione dell’inerbimento che limita l’erosione ma può andare in competizione con le viti; lavorazioni del terreno a ridosso di potenziali passaggi temporaleschi estivi per far entrare più acqua possibile che invece su terreni compatti ruscellerebbe via; abbassare l’altezza della parete fogliare per diminuire l’evapo-traspirazione.

I fossi sono serviti e hanno fermato l’acqua che altrimenti sarebbe ruscellata verso il basso andando persa e causando erosione. Diano d’Alba luglio 2022 Foto di Luca Rostagno

Non ho citato l’irrigazione per la mancanza di invasi per poterla alimentare: calcolate che in un periodo di stress idrico, per riequilibrare un vigneto, servono circa 7 litri di acqua a pianta ogni settimana: in ogni ettaro ci sono circa 5000 viti…vuol dire 35000 litri/ettaro/settimana!

Nonostante il grande stress, nel 2022 le viti hanno prodotto poca uva, ma la qualità dei vini è ottima anche grazie a tutte le accortezze che abbiamo avuto e soprattutto quella sulla scelta del momento della vendemmia.

Maggio 2023 è iniziato con una meravigliosa pioggia: speriamo non resti un episodio ma l’inizio del periodo piovoso che attendiamo da oltre 2 anni!

Nb: i dati citati sono forniti dalla stazione meteo installata a dicembre 2010 dall’azienda Matteo Correggia a Canale nel Roero.