FASTIDIO.

Accento nietzschiano:

«Non più pregare, benedire!»

Accento mistico:

«Il vino migliore e il più squisito, e anche il più inebriante (…)

di cui, senza berlo, l’anima annichilita è inebriata,

anima libera ed ebbra!

Dimentica, dimenticata, ebbra di ciò che non beve e che mai berrà!»

Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, Einaudi, Torino1979, pag. 215

Salute. I governi si occupano incessantemente della mia salute: non mi dicono cosa fare o non fare. Però mi avvertono: «E bada ben che non si bagna….♪♫!»  Poi tagliano i servizi sanitari, mettono  i ticket, li aumentano, inquinano, precarizzano. Sempre pensando alla mia salute. In etichetta[1]: almeno ci provano. E ci riproveranno. E poi su internet, nelle tv. E infine  il terrore! Non esiste più la modica quantità: se ti fai di vino, ti fai e basta! Niente più colombe: solo falchi e predatori! Proprio come al governo. La pace è finita (forse non c’è mai stata). Guerra di posizione.

Il vino è tradizione, terroir, patrimonio nazionale, bla bla bla … da ammirare come un’icona che fu. Imbottiglieremo il passato, già che il futuro è un’ipotesi.

Non credo che un rutto gassato diverrà un prodotto succedaneo.

E’  la sanità che balla sui nostri corpi: ci coprirà a patto che…  Il disegno è ampio, la stretta vicina; il fastidio aumenta.


[1] http://www.cequivavraimentsaoulerlesfrancais.fr/#radicalisation-du-message-sanitaire Ispirato dall’articolo di Fiorenzo Sartore, Censurare il vino in Francia?… su Intravino di venerdì 27 settembre

La scomparsa degli Antipodi.

Tanto tempo fa c’era un luogo non ancora sperimentato che si trovava al di là del fuoco e del ghiaccio dove vivevano degli uomini non raggiungibili: gli Antipodi.

Cinque zone la circondavano tutt’attorno

Due erano più cupe di smalto blu

Un’altra arida e rossa, come di fuoco.

Quella che sta in mezzo era tutta bruciata

Colpita dalla vampa del sole, ché sotto la Canicola giace

E la bruciano raggi dal calore incessante.

Ma le due da entrambi i lati, intorno ai poli,

sono sempre ghiacciate, sempre son umide d’acqua:

ma non è acqua, è ghiaccio puro che viene dal cielo

che giace lì e copre la terra, e un freddo intenso vi regna.

Ma quelle asciutte… [caduta una porzione di testo]

… inabitabili dagli uomini.

Due ve ne erano ancora, opposte l’una all’altra

Fra il calore del fuoco e il ghiaccio piovuto dal cielo

Entrambe regioni temperate, fertili di messi

Il frutto di Demetra Eleusina: lì vivono

Gli uomini, antipodi gli uni rispetto agli altri[1].

Questo spazio è stato dapprima conquistato, poi assimilato ed infine deprivato. La Terra di mezzo ha assorbito tutto, ha livellato gli antagonismi, ha smussato i margini, ha posto i confini del lecito ed ha creato un gusto comune nell’ordine terraqueo.

“C’è l’acqua alta al centro”, disse il protagonista (Moretti) in ‘Palombella Rossa’ .

Perfino il vino ha bisogno ritrovare i suoi Antipodi: “la luna sarebbe un buon punto d’osservazione per guardare la terra da una certa distanza. Trovare la distanza giusta per essere presente e insieme distaccato: era questo il problema del ‘Barone Rampante’. Ma son passati vent’anni, mi è sempre più difficile situarmi nella mappa degli atteggiamenti mentali dominanti. Ed ogni altrove è insoddisfacente, non se ne trova uno. Rifiuto comunque la parte di chi rincorre gli avvenimenti’. Ed è per questo che  anche io“preferisco quella (parte) di chi continua un suo discorso, nell’attesa che torni attuale, come tutte le cose che hanno fondamento”. (Italo Calvino, Eremita a Parigi. Pagine autobiografiche, Mondadori, Milano 1994)

(1) Eratostene di Cirene ( 276 e il 272 a. C. – m. fra il 196 e il 192), Hermes citato in Gabriella Moretti, Gli Antipodi. Avventure letterarie di un mito scientifico, Pratiche, Parma 1994, p. 24.

Antimoralismi e perline colorate.

“Noi addestriamo dei giovani a scaricare napalm sulla gente,

ma i loro comandanti non gli permettono di scrivere

cazzo‘ sui loro aerei perché è osceno.” 

Marlon Brando – Colonnello Kurtz

Dal film: Apocalypse Now

Un altro degli aspetti della discussione odierna di cui sento immediata repulsione è l’uso indiscriminato e assolutamente inappropriato della parola “moralismo”. Sempre a proposito di Bressan, ma potrebbe essere di chiunque altro, gli strenui difensori del diritto padronale di dire a chiunque ciò che gli pare, purché i rapporti sociali e di classe non vengano invertiti – sennò la il ricorso alla via giudiziaria è più che lecita – contrattaccano in maniera virulenta tacciando di moralismo qualsivoglia accenno di critica: “ma da quale pulpito…”, “moralisti, giustizialisti…”; “falso moralismo…”, “ipocrisia moralistica…” ecc. Il pulpito sacro da cui partirono le prime invettive contro il moralismo non è d’altra parte casuale e proviene da chi della doppia se non tripla morale ha fatto per lungo tempo prassi comportamentale e modello teorico: la chiesa cattolica. L’attacco era perlopiù rivolto alla morale protestante accusata di essere pietistica poiché considerava il Vangelo come se si trattasse di un codice giuridico di buone norme comportamentali. Parallelamente a ciò, e potremmo dire anche conseguentemente, l’attacco al moralismo andava di pari passo all’attacco contro il giuridismo, considerato un’esagerazione del modus operandi del mondo giuridico, nella sua tendenza a generalizzare norme e principi e nel ricorso alle sanzioni. La misericordia cattolica si caricava quindi di sacre indulgenze, di perdoni illimitati, di grazie concordate e di generosità remissive nei confronti dei propri adepti, ma di violente reprimende e di tremende sanzioni nei confronti di coloro che non appartenevano alla comunità dei fedeli, o che da essa erano stati espulsi. I casi storici, anche molto recenti, sono a tal proposito innumerevoli. La traslazione politica del nuovo antimoralismo di regime si sta consumando velocemente tra i rotocalchi di sua maestà il denaro. I moralisti, così come gli antimoralisti d’accatto, di convenienza, quelli che pretendono che altri si comportino da saggi libertari, libertini e liberali, quando fosse al contrario ricorrerebbero immediatamente a giudici, a tribunali sommari, a carcerieri e sanzioni di ogni sorta, hanno sempre ragione di fronte a se stessi. Ciò che discrimina il loro moralismo da quello degli altri è che il loro è l’unico che dovrebbe godere di somma attenzione e rispetto. Gli aerei da cui gettano il loro napalm antimoralizzatore è molto alto e tocca quasi il Cielo.