Ambizione d’ubiquità sul tramvai (e nella vita)

Un tram a due piani a Sesto San Giovanni agli inizi del Novecento
Di Sconosciuto – La storia di Sesto – La grande trasformazione, Comune di Sesto San Giovanni, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=32063581

Salii sul vuoto tramvai

trafelato, sudato e impacciato

dalla porta anteriore mi arrischiai

per quanto avevo cincischiato.

Spaesato per le infinite possibilità

ovunque mi sarei seduto

valutandone stupito

della sua ineffettualità.

Così saltellando

da un sedile all’altro

pensavo giocherellando

e guardando al di là del vetro

come sarebbe bello avere

il dono dell’ubiquità

e dell’onnipresenza pretendere

come gli dei la vastità.

Salii sul vuoto tramvai

trafelato, sudato e impacciato

dalla porta anteriore mi arrischiai

per tanto avevo sognato.

Apocalissi. In odio degli apericena

Sottomesso all’Angelo Sterminatore

del Capitale incontenibile

vessillo

porgo al volto della sorte soltanto timore

nell’attesa di udire dell’Agnello di Dio lo strillo.

Varcare l’uscio più non riesco

della distanza di un metro e più son lasco

davanti la porta né filo, né spine, né fosso

quarantena

del fisico e della mente indosso.

E, intanto,

a torto insiste e rumoreggia,

dell’apericena la puleggia.

Torino è una città di mare

Il luogo dove credo di essermi immerso scapicollando dalle colline torinesi

È già estate
saliamo disadatti
per i Tetti
di quelle colline aduggiate

L’aria pizzica di sale
e il mare lambisce
dello sguardo le angosce
quando da nord est s’affanna il grecale

Ora ci scapicolliamo giù per i cammini
incespicando sulle nostre nullaggini
di pietre, di terra arsa, di sabbia
immersa nei sogni come la nebbia