Sottomesso all’Angelo Sterminatore
del Capitale incontenibile
vessillo
porgo al volto della sorte soltanto timore
nell’attesa di udire dell’Agnello di Dio lo strillo.
Varcare l’uscio più non riesco
della distanza di un metro e più son lasco
davanti la porta né filo, né spine, né fosso
quarantena
del fisico e della mente indosso.
E, intanto,
a torto insiste e rumoreggia,
dell’apericena la puleggia.