Vino e anarchia. Per il primo di Maggio.

vino anarchia

«Anarchia è sinonimo di libertà. Libertà di ciascuno, libertà dell’universo di tutti gli altri, quale condizione della propria. La gastronomia è l’atto del giudizio che separa ciò ch’è materialmente buono da ciò che buono non è. I grandi vini – ed io mi occupo solo di grandi vini – sono: “puri, razionali e armonici”; quindi, per definizione, anarchici.»

Luigi Veronelli, Convegno Mangiare Bere/Destra Sinistra, Milano 1966[1]

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[1] Ora in Gian Arturo Rota, Nichi Stefi, Luigi Veronelli, Giunti – Slow Food Editore, Firenze 2012, pp. 24, 25

 

Il quadrato semiotico e la valle della morte.

La valle della morte.

In un articolo di qualche tempo fa[1] (12 febbraio 2014), Andrea Girolami, staff editor e senior video producer di Wired Italia, costruisce un quadrato semiotico dell’informazione online e, dopo aver analizzato i termini contrari e contraddittori, giunge immancabile al tema della medietà, traslato semanticamente in ‘zona morta’: “E in mezzo? In mezzo non c’è niente. Tutto ciò che non trova spazio agli estremi degli assi di tempo/appartenenza che abbiamo descritto non ha quasi mai ragione di essere pubblicato online. Esiste quindi una sorta di valle della morte per tutti quei contenuti né troppo tempestivi né troppo curiosi né abbastanza divertenti né approfonditi che online diventano dei veri e propri fardelli quasi inutili. Possono servire da database, magari trovare una propria via al lettore attraverso i meccanismi di Google News ma in termini di efficacia assoluta questo nuovo pianeta di informazione-sociale punisce severamente la medietà in ogni sua forma.” Nel quadrato semiotico dei Winelovers, commissionato dalla Cantina Bosco Viticoltori[2] all’Istituto di ricerche di mercato Squadrati[3] di Milano, la parte centrale del quadrato corrisponderebbe alle seguenti “categorie”: ‘leggero beverino scende bene”; “senza solfiti aggiunti non dà alla testa”; “l’esercito delle guide”. Allargandoci verso gli estremi, nella categoria ‘zona morta’ dovrebbero essere compresi anche “vini naturali e liberi”; “doc è una garanzia”; “invecchiato = buono”; “il vino buono è anche al supermercato”; “tour de force a cantine aperte”; “meglio berlo che farlo invecchiare”…

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Immagine tratta dal sito http://www.squadrati.com/

Facciamo un passo avanti e due indietro: la teoria del quadrato semiotico di Greimas.

Si parte da due semi fra loro opposti e per la precisione contrari, che in virtù della loro contrarietà fanno parte costituiscono una sola categoria semica a due membri. Ad esempio:

bianco (S1) ↔ nero (S2)

Ad ambedue questi semi viene applicata l’operazione logica della negazione in modo da generare il contraddittorio di ciascuno di essi: bianco conduce così a non bianco e nero a non nero. Il risultato è la seguente struttura a quattro vertici:

bianco                                                             nero

nero bianconon nero                                         non bianco

(immagine tratta da it.wikipedia.org)

I due termini in alto, connessi dall’asse della contrarietà, sono appunto fra loro contrari; le coppie di termini connesse dalle diagonali (dette schemi) sono coppie di contraddittori. Bisogna infatti distinguere l’opposizione qualitativa caratteristica della contrarietà dalla negazione che genera la contraddizione. I due termini in basso sono chiamati subcontrari e sono fra loro meno nettamente opposti di quanto non siano i due contrari originari. E’ spesso possibile individuare un termine neutro che combina i due subcontrari, come sarebbe, in questo caso, grigio (né nero né bianco). I lati verticali del quadrato sono chiamati deissi e sono caratterizzati da una relazione di presupposizione. In effetti non nero suggerisce o indica o rende possibile bianco, mentre non bianco suggerisce o indica o rende possibile nero. Nell’altro senso si può dire che bianco presuppone non nero e che nero presuppone non bianco[4].

Una precisazione rilevante.

Quando Greimas parla di opposti, si riferisce non tanto a concetti, quanto a semi, le unità minime di senso in cui un lessema è scomponibile, detta anche tratto o componente semantico: “Così, ad esempio, le parole bue (“bue domestico castrato di almeno quattro anni”) e toro (“bue domestico non castrato di almeno quattro anni”) hanno in comune i semi [+bovino, +adulto, +maschio], ma toro possiede il tratto [atto a procreare], mentre bue no (cambia quindi la polarità del sema)[5]”.

Tornando ai Winelovers.

Gli opposti corrispondono a Radical e Enosnob.

I contradditori sono Radical ↔ Socialite e Enosnob ↔ Pane al pane.

Deissi (si presuppongono):  Radical ↔ Pane al pane e Enosnob ↔ Socialite

Sub-contrari: Pane al pane ↔ Socialite 

Nella costruzione del quadrato semiotico lo scenario di riferimento del potenziale consumatore poggia su due antitesi filosofiche che hanno radici in un dibattito non scontato pressoché millenario. Sacro vs. Profano e Natura vs. Cultura. Nella storia alimentare dell’umanità la dicotomia natura/cultura si pone alla stregua della dicotomia tra selvatico/domestico e si riveste ben presto di connotati interpretativi che danno l’idea della costruzione di un dibattito naturalmente ideologico: “abbiamo imparato che contrapporre l’azione dell’uomo ai processi naturali non è giustificato dalla lettura del passato. L’idea che l’uomo non si collochi a priori fuori e in antitesi rispetto alle dinamiche naturali ma che la sua azione sia sempre integrata con quella degli altri processi naturali – e che non sia ‘necessariamente’ negativa – può sembrare blasfema oggi che abbiamo davanti agli occhi un’impronta ecologica che non sembra più avere limiti. L’antitesi natura-uomo domina la letteratura di divulgazione sulle tematiche ambientali e i libri di testo di ecologia. La definizione di ‘impatto antropico sugli ecosistemi’ è una metafora potente e abusata di questa idea che pervade anche molta letteratura scientifica specialistica. (…) L’antitesi è anche pericolosa perché la sensazione – o la pretesa – di essere altro e fuori dalla natura è sempre stato il viatico per le idee del privilegio e del dominio ecologico autorizzato o, per converso, la premessa per la nascita di un senso di colpa che genera utopie ambientalistiche assolutamente improduttive.(…) Nel processo che abbiamo messo in scena l’imputato e il giudice sono la stessa persona, ma si è anche capito che il colpevole e la vittima non si possono separare[6]

Mi pare, infine, che il discorso del quadrato semiotico non abbia una mera funzione descrittiva. Il quadrato semiotico, nel momento in cui fotografa un sistema, produce un modello culturale per il futuro. Indica, cioè, quello che per alcuni dovrebbe accadere.

[1] http://www.wired.it/attualita/media/2014/02/13/il-quadrato-semiotico-dellinformazione-online/

[2] http://www.boscoviticultori.it/index.php?area=68&menu=146&page=280&lingua=4 “Il quadrato semiotico dei wine lovers: gli atteggiamenti del consumo del vino in Italia” Lunedì 7 aprile 2014, alle ore 11.00 presso l’Auditorium del Centro Congressi Palexpo del Vinitaly

[3] http://www.squadrati.com/

[4] Marina Sbisà, Materiali per il corso di Semiotica, Scienze della comunicazione (Scienze della formazione, Università di Trieste), La semiotica narrativa di A.J. Greimas. Concetti principali e istruzioni per l’uso in http://www2.units.it/sbisama/it/didattica/semiodisp_2.PDF

[5] Maurizio Dardano, «Lessico e semantica», in Alberto Sobrero (a cura di), Introduzione all’italiano contemporaneo. Le strutture, Laterza, Roma-Bari 1993 , pag. 299

[6] Guido Chelazzi, L’impronta originale. Storia naturale della colpa ecologica, Einaudi, Torino 2013, pp. 269 – 271