
International Congress of Progressive Artists 1922. Con il papillon, Hausmann. Con lui Theo van Doesburg, Hans Richter, El Lissitzky, Hannah Höch
Prima ipotesi di racconto.
Giobatta e Amilcare, vignaioli delle Cinque Terre, si incontrano in un bar di Riomaggiore per discutere sui passi da intraprendere per la costituzione di una nuova società viticola che comprenda i loro appezzamenti e che ipotizzi di acquistarne dei nuovi per espandere i commerci. Entrano nel bar e si salutano con un cenno di testa. Si seggono. Si scrutano. Arriva il barista, ma gli fanno cenno di andarsene ché sono occupati: “Torna tra un po’!” – sentenzia Amilcare con tono secco. Giobatta: “Beh, allora….”. Amilcare: “Sì, indubbiamente….”
Pausa di mezz’ora. Silenzio interrotto dallo sciacquio di due bicchieri usati da avventori abituali nella serata precedente.
“Cos’è ‘sto baccano?!?”- interrompe Amilcare.
“Scusa” – bofonchia mesto il barista.
Giobatta, con sospensione d’animo: “S’è fatto tardi. Ne riparliamo”. Amilcare, con tono comprensivo: “Va bene, ciau!”
Escono dal bar in silenzio. Il barista torna a sciacquare i bicchieri.
Seconda ipotesi di racconto.
In un rarissimo trattato filosofico rinascimentale, scritto a quattro mani e non si sa perché, ci sono diversi riferimenti alle proprietà del vino che saranno poi sviluppati dalla scienza moderna, dalla numerologia e dalla dietetica bilanciata priva di grassi saturi.
Il testo rinascimentale, scritto dall’alto in basso, dal basso in alto, in diagonale e da destra a sinistra senza soluzione di continuità (si ipotizza a causa delle quattro mani) è stato decifrato solo recentemente da una equipe di astrofisici balneari di stanza alle Hawaii.
Sulle proprietà del vino il manoscritto dice quanto segue:
a) Il vino è un composto d’umore, di luce e d’allegria sia che lo si beva da soli che in compagnia;
b) Le sbornie cattive sono dovute al vino annacquato pagato come vino puro;
c) Il corpo desidera il vino, l’anima un po’ di meno anche se non lo disdegna;
d) Il vino fa ingrassare solo se accompagnato da: “Primo servito di caldo: Ortolani con fette di pan dorato; Quaglie con sua crostata; Piccioni grossi arrosto; Pollanche d’India arrosto; Fagiani a lanterna; Pollanche affagianate, adornate di bracciuole lardate; Leprotti o conigli lardati alla franzese; Capponi lessi senz’osso coperti di ravioli; Petti di vitella stufati alla moresca; Pasticci all’inglese in forma di pescie; Bianco mangiare in fette; Pasticci di piccioni torraioli a rocca Crostate di cervelle e animelle; Torte verdi alla milanese; Tartara di rilievo; Orecchioni di pasta; Rose di biscotto; Tommacelloni con fegatelli. Secondo servito di caldo: Tordi e allodole con salsiccia Pasticcio a triangolo di carne battuta; Tortole con crosta e sua adornamenti; Crosta di persiche Porchette ripiene; Pollastrelli a uso di pavoncini arrosto; Pasticcio ovato d’oglia potrida; Stame o coturnice alla franzese; Crostata di vitella; Torta d’Inghilterra”;
e) Il vino può essere di tanti colori, ma se è trasparente e incolore dovrebbe essere acqua;
f) Il vino tonifica ed eccita sino alla M={x∈Rn:f(x1,…,xn) = 0}. Dopo di che si rischia di salire a cavallo al contrario;
g) Il vino disinibisce, ma non fa evitare le figure di merda;
h) Qualsiasi malanno tu abbia, curalo con il vino. Non serve a nulla, ma puoi dare la colpa a lui;
i) L’oste non può ricaricare il vino più del f(x,y,z) =x2+y2+z2−1 = 0. Dove x sta per Falerno, y sta per Moscatello di Taggia e z per Nebiol. Il locandiere un po’ di più, ma senza esagerare.
Dalla lettera “l” il manoscritto parla di cose strane.
Sono belli entrambi 😉
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