Resoconti improbabili dal mondo di poi sulla Grande Peste del 2020

Description: Copper engraving of Doctor Schnabel [i.e Dr. Beak], a plague doctor in seventeenth-century Rome, with a satirical macaronic poem
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Resoconto storico per le scuole dell’infanzia e della prima gioventù imberbe sulla Grande Peste del 2020

Genova, 2274 d.C.

Nulla di paragonabile a quanto avvenne quattro secoli prima e neppure a ciò che capitò ancora addietro, in quell’epoca che andava sotto il nome di Medioevo. Ora sappiamo con buona sicurezza che il corona-virus nacque e proliferò all’interno del mercato ittico e di specie selvatiche nella città di Wuhan agli inizi del mese di novembre del 2019. Il caso volle che la proliferazione del virus fosse avvenuta grazie all’incubazione nel pregiatissimo polpo delle noci di cocco (Octopus marginatus) che era stato incrociato, naturalmente a sua insaputa, con il granchio freccia (Stenorhynchus seticornis) delle Antille Olandesi. Questo tentativo assai maldestro, ma tenete in debito conto che la sperimentazione genetica era, a quei tempi, cosa assai rozza e non priva di altissimi rischi, aveva lo scopo di creare una carne adatta ad usi diversi e nondimeno alla possibilità non remota di una sua possibile friggitura. Ebbene in quel mercato ittico, come era d’abitudine, compratori e venditori si radunavano per assaporare i pesci nella loro superba crudità così da stabilire un prezzo di equilibrio nella compravendita. Il notevole incrocio genetico veniva poi accompagnato da un saporoso verdicchio classico di Jesi, “le oche” 2017, della Fattoria di san Lorenzo che, con quelle note amarognole finali, era in grado di contrastare efficacemente la dolce grazia del granchio. Non è dato sapere se quel terrificante virus si annidiasse nelle chele del granchio oppure nella noce di cocco del polpo, ma tant’è che si diffuse dapprima negli inconsapevoli assaggiatori e dopo di ciò in larga parte del genere umano. La storia seguente è nota, ma ci torniamo brevemente: al disastro collettivo seguì un brevissimo periodo, durato circa cinquanta anni, che passò sotto il nome di “Grande Ammenda” (2020 – 2070). A questo seguitò, per un tempo decisamente più corto, un decennio che ci è stato tramandato sotto l’appellativo di “Grande Programmazione” (2070 – 2080). Ma di questo ne parleremo nel prossimo capitolo.

Resoconto sul complotto della Grande Peste del 2020

Genova, 2274 d.C.

Nulla di paragonabile a quanto avvenne quattro secoli prima e neppure a ciò che capitò ancora addietro, in quell’epoca che andava sotto il nome di Medioevo. Ora sappiamo con buona sicurezza che il corona-virus nacque e proliferò all’interno del mercato ittico e di specie selvatiche nella città di Wuhan agli inizi del mese di novembre del 2019. Il caso volle che la proliferazione del virus fosse avvenuta grazie all’incubazione nel pregiatissimo polpo delle noci di cocco (Octopus marginatus) che era stato incrociato, naturalmente a sua insaputa, con il granchio freccia (Stenorhynchus seticornis) delle Antille Olandesi. Secondo fonti affidabili coeve agli avvenimenti in questione, sappiamo per certo che una brigata dell’intelligence americana, coadiuvata da alcuni scienziati dissidenti provenienti da Hong Kong, aprì un piccolo chiosco all’interno del mercato del pesce votato ad offrire, ad un pubblico assai esigente, le ultime novità in campo della genetica combinatoria sui pesci e sui molluschi introvabili. L’incrocio tra il polpo della noce e il granchio freccia venne offerto in assaggio, naturalmente crudo, ad un abituale frequentatore del mercato stesso, un noto medico virologo dipendente dell’Ospedale “della Grande Guarigione” di Wuhan. La notevole intersezione genetica veniva poi accompagnata da un saporoso verdicchio classico di Jesi, “le oche” 2017, della Fattoria di san Lorenzo che, con quelle note amarognole finali, era in grado di contrastare efficacemente la dolce grazia del granchio. I calcoli degli statunitensi, però, furono completamente erronei: essi presupponevano, infatti, non solo che non si sarebbe mai diffuso nella loro terra, ma che il famoso centro di ricerche sperimentali dell’Oklahoma sarebbe riuscito a trovare l’antidoto necessario alla proliferazione del virus, permettendo così sia di ripianare i debiti statunitensi, sia di ristabilire il loro dominio su larga parte del mondo. Come vi è ora noto gli USA sono una piccola colonia del più potente Impero Lunare stabilmente organizzato e diretto da un gruppo di esuli ecuadoriani che lì si stabilirono nel 2028 (credo nella tarda primavera). La storia seguente è nota, ma ci torniamo brevemente: al disastro collettivo seguì un brevissimo periodo, durato circa cinquanta anni, che passò sotto il nome di “Grande Ammenda” (2020 – 2070). A questo seguitò, per un tempo decisamente più corto, un decennio che ci è stato tramandato sotto l’appellativo di “Grande Programmazione” (2070 – 2080). Ma di questo ne parleremo nel prossimo capitolo.

Resoconto scientifico sulla Grande Peste del 2020

Genova, 2274 d.C.

Nulla di paragonabile a quanto avvenne quattro secoli prima e neppure a ciò che capitò ancora addietro, in quell’epoca che andava sotto il nome di Medioevo. Ora sappiamo con buona sicurezza che il corona-virus nacque e proliferò all’interno del mercato ittico e di specie selvatiche nella città di Wuhan agli inizi del mese di novembre del 2019. Il caso volle che la proliferazione del virus fosse avvenuta grazie all’incubazione nel polpo delle noci di cocco (Octopus marginatus) che era stato incrociato, naturalmente a sua insaputa, con il granchio freccia (Stenorhynchus seticornis) delle Antille Olandesi. La tecnica usata per ricostruire la storia evolutiva del virus SARS-CoV-2 da quel famoso mercato ittico è quella degli alberi filogenetici: come in qualsiasi specie animale o vegetale le generazioni di assaggiatori di pesce crudo hanno accumulato sul genoma una serie di mutazioni, molte delle quali su regioni non codificanti del DNA. Il corona-virus, mutando assai velocemente, aveva acquisito diversi ceppi virali con molti nucleotidi di differenza, da cui la sua forza, la sua resistenza e l’implacabile diffusione. Anche se il pesce crudo fu accompagnato da un saporoso verdicchio classico di Jesi, “le oche” 2017, della Fattoria di san Lorenzo che, con quelle note amarognole finali, era in grado di contrastare efficacemente la dolce grazia del granchio, il terpene più importante, il parament-1- ene-7,8 diolo e la presenza del metil salicilato non furono in grado di annientare il corona-virus. Bisognò aspettare il famoso vaccino centrato sulla proteina virale in grado di attivare una forte risposta immune contro il Covid-19, per arrivare a sconfiggere il temuto virus. La storia seguente è nota, ma ci torniamo brevemente: al disastro collettivo seguì un brevissimo periodo, durato circa cinquanta anni, che passò sotto il nome di “Grande Ammenda” (2020 – 2070). A questo seguitò, per un tempo decisamente più corto, un decennio che ci è stato tramandato sotto l’appellativo di “Grande Programmazione” (2070 – 2080). Ma di questo ne parleremo nel prossimo capitolo.