
Di Sconosciuto – hu:Fájl:Molnar – Pál street boys 1907.jpg Takkk scan of the original book – A könyv eredetijéből szkennelte Takkk, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16140938
In questi giorni, i quotidiani, i siti, le riviste e via cantando, che sostengono la candidatura di Draghi alla guida del Governo, utilizzano a piene mani una narrazione parallela: il “giovane Draghi”. Veniamo a scoprire, in vario modo e per varie testimonianze, che gran parte di quelli che studiarono insieme al Liceo “Massimo” di Roma, zona Eur, ebbero poi una importante riuscita professionale: chi professore universitario di materie umanistiche, chi avvocato, chi architetto o fisico di fama internazionale. Questo a sottolineare, semmai ve ne fosse bisogno, della serietà del gruppo di provenienza: una classe dirigente in fieri, come capitava a molti degli istituti liceali del dopoguerra in una scuola il cui accesso era fortemente segnato da una rigida appartenenza sociale. Potremmo scoprire, facendo un giro qua e là per lo Stivale, che furono numerose quelle classi, negli stessi anni, a fornire ceto reggente alla nazione. Ma, in questo caso, quello che conta della narrazione è la certificazione dell’origine controllata e garantita del gruppo di provenienza: grande etica, composta serietà, riservatezza caratteriale d’obbligo a cui si accostano doti giovanili di “leggero casino”, stando alla definizione data dal compagno di classe e ordinario di Fisica Spaziale in pensione, il professor Ezio Bussoletti, ad esempio quando venivano utilizzati i cannoli riempiti di panna come cannoni o quando il professore di filosofia veniva assaltato “con le ‘famigerate’ pistole a riso[1]”. I compiti, poi, se li passavano tutti e Draghi non era sicuramente un’eccezione, si fa intendere. Lo stesso Giancarlo Magalli, all’Adnkronos, riferisce così dell’ex compagno di classe Mario Draghi: “Draghi era intelligente, simpatico e una persona molto corretta: non era uno di quelli che faceva la spia al professore – dice Magalli scoppiando in una risata – Insomma, era una persona estremamente piacevole. Da ragazzino era come adesso, con la sua riga, pettinato come adesso e sempre con quel sorriso che era il suo biglietto da visita[2]”. In questo caso l’ordine del discorso si premura di sottolineare, a fianco degli elementi dirimenti e risolventi attribuibili a Draghi, ovvero etica, serietà e competenza, altri capaci di corroborare aspetti di apparente minor conto, ma che sono portatori di una notevole valenza politico-relazionale: la fedeltà al gruppo di appartenenza.
Potrebbe apparire, come in molti casi avviene, che queste curiosità siano derubricabili al pianeta gossip, alle indiscrezioni indomabili e a consorterie similari. Ritengo, al contrario, che ogni discorso che abbia sede in un centro di potere comunicativo (e dunque politico), anche quello apparentemente più banale, serva a profetizzare il futuro, non solo perché annuncia quel che sta per accadere, ma perché contribuisce alla sua realizzazione: esso spinge, in altre parole, all’adesione collettiva ad un progetto. Ecco allora, che la narrazione del “giovane Draghi” serve, inevitabilmente, alla narrazione del “Draghi presidente della Bce” e, ora, a “Draghi nuovo presidente del Consiglio”.
In questo, come in altri casi, ciò che occorre sono narrazioni altre in cui le verità si costituiscano a partire da contenuti verificabili e attendibili sullo sfondo di progetti politici radicalmente alternativi.
[1] Cfr. Pierluigi Bussi, “Draghi alunno brillante, ma non rinunciava alle battaglie con i cannoli e agli assalti ai prof con le pistole a riso”, in https://www.repubblica.it/politica/2021/02/03/news/mario_draghi_liceo_massimo_compagno_classe-285863745/
[2] Cfr. HuffPost, “Magalli, compagno di Liceo di Draghi: “A scuola era corretto: non faceva mai la spia al prof”, in https://www.huffingtonpost.it/entry/magalli-compagno-di-liceo-di-draghi-a-scuola-era-corretto-non-faceva-mai-la-spia-al-prof_it_601a9bd3c5b6c2d891a4d622