
Le famiglie del vino non sono semplicemente un’astrazione buona per i lanci promozionali. Il nostro paese può decantare a ragione le virtù e il ruolo di centinaia di piccoli e grandi Biondi Santi: custodia di cultura – le zone nobili dell’Italia vitivinicola sono tipicamente luoghi di grande storia, nei quali il vino figura da compartecipe in grandi eventi – nuova e antica imprenditoria, ricerca applicata, lustro della nazione.
La scelta del nome non è caduta a caso: Biondi Santi è l’epitome di un viaggio plurisecolare in una zona nobile e di grande storia; è una sorta di figura retorica, parte che con maggior titolo di altri – titolo tramandato attraverso i Tancredi, Ferruccio, Franco, Jacopo di famiglia – rivendica il senso del tutto.
Il Sole 24 Ore pubblica la notizia, rilanciata da Montalcinonews, di pignoramenti, mandati per la vendita, manifestazioni di interesse e potenziali acquirenti. Il lemma LUSSO ricorre varie volte nell’articolo e supera il numero di riferimenti alla storia legata a quel cognome. È soprattutto questo a causare il mio dispiacere. L’altro sentimento notevole è la nostalgia dei tempi di scoperta, nei quali leggevo quel cognome pensandolo perpetuo e adorandolo tra le prime, giovanili deità del vino. Se ora, come pare, gli dei se ne vanno, portano via con sé un patrimonio che include un poco del miglior tempo. Quello del mio e di tanti altri enoromanzi.